domenica 18 settembre 2011

IL PAESE DELLA CUCCAGNA - STORIE DI LUOGHI


Si dice che un tempo ci sia stato, non si sa bene in quale luogo, un posto dove tutti i generi di prima necessità crescevano sugli alberi e le persone per sfamarsi bastava che si allungassero a raccoglierne i frutti senza fare alcun’altra fatica.
I bambini anche in quel paese avevano difficoltà a nutrirsi: gli alberi erano alti e i cibi che portavano avevano tutti dei sapori da adulti che facevano storcere i nasini più piccoli.
I grandi insistevano e costringevano anche i bimbi a mangiare e se non ne avevano voglia, li minacciavano che non sarebbero mai diventati grandi. Loro erano ben felici di non diventarlo, ma era una pizza dover mangiare.
Le mamme, che erano le più sensibili e che si ricordavano di più di quando erano bambine, iniziarono a chiedere ai loro bambini perché non volessero mai mangiare tutto quel ben di Dio che cresceva a profusione. La risposta che loro diedero le lasciò interdette e capirono che era un egoismo sfrenato dei grandi cibarsi dei frutti di quegli alberi senza tentare di accontentare i più piccoli.
Iniziarono a coltivare la terra e allevare bestiame e cucinarono i frutti della loro fatica e le pietanze che offrirono ai bambini piacquero tanto anche ai loro mariti, che smisero di raccogliere i frutti di quegli alberi particolari.
Nessuno più mangiava da quegli alberi e poco a poco si seccarono e scomparvero.

Oggi per ricordare quel tempo e quei frutti, nelle feste paesane si fa un gioco chiamato “Albero della Cuccagna”. In cima vengono appesi salami, prosciutti, mortadelle, formaggi, lonze e così via. Il gioco consiste nel riuscirne a scalare il tronco, reso viscido dal grasso che vi viene cosparso e arrampicarsi in cima. Chi raggiunge i frutti, li prende e li vince.


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